It 2 - Le cascate del Neco e la Croce di Perlé


 

 

 

Crone – Sentiero delle cascate – Croce di Perlé – Cocca d’Idro – Cima Crènch - Crone

Tempi di percorrenza   :   ore 3,10

Dislivello in salita       :   800 m

Difficoltà               :   E per il sentiero normale; EE per il Sentiero delle Cascate

Segnaletica             :   dalla partenza alla Gola di Meghé                      segnavia                    451
dalla Gola di Meghé alla Cocca d’Idro               segnavia                    452

Come arrivare alla

partenza                :  Alla Pieve d’Idro, lasciamo la statale 237 del Càffaro e deviamo per Capovalle; attraversiamo la frazione Lemprato oltrepassata la quale abbandoniamo la provinciale 58 e svoltiamo a sinistra per Crone; attraversata la frazione e oltrepassato il bocciodromo, proseguiamo per 300 m. sulla strada principale (per Vantone – Vesta) fino ad un ampio slargo sul lato sinistro della carreggiata ove si parcheggia; notare una bacheca esplicativa e, sul lato destro della strada, la confluenza di Via Preonde dalla quale è previsto il rientro.


E’ risaputo che i dintorni del lago d’Idro sono luoghi in generale ancora poco conosciuti rispetto, per esempio, al vicino lago di Garda del quale soffre ingiustamente la vicinanza; ingiustamente in quanto l’escursione che proponiamo contiene elementi che la rendono a dir poco eccezionale dal punto di vista naturalistico e paesaggistico soprattutto nella prima parte, la forra del torrente Neco, una vera perla ad un tiro di schioppo dall’uscio casa. Proprio per questa sezione iniziale, sentiero attrezzato con un paio di scale metalliche, ponticelli e funi di sicurezza, abbiamo classificato l’itinerario EE; come descriveremo, è possibile aggirare il tratto attrezzato su sentiero facile nel qual caso si considerino le difficoltà a livello E.

L’itinerario offre la possibilità di numerose varianti che ognuno potrà concatenare come meglio crede.

A fianco della bacheca imbocchiamo la stradina che porta sul lungolago e la seguiamo a sinistra verso il centro della frazione (a destra notiamo il punto d’imbarco del battello); ci riallacciamo alla strada principale che va seguita per pochi metri fin poco prima del distributore di benzina dove imbocchiamo a sinistra Via Della Conciliazione che sale fra le case dell’antico abitato di pescatori. Le costruzioni, addossate le une alle altre, mostrano il volto di tempi passati e disegnano scorci suggestivi fra le antiche “ere” e “volcc” (cortili e archi) del borgo medievale; piegando a destra, si passa sotto un “volt”, quindi al bivio si ignora Via Balotello e si tiene la destra scendendo brevemente; alla successiva biforcazione si infila a sinistra Via Bonaghe che sbocca sulla provinciale 58 per Capovalle proprio dirimpetto a Via Ravausso al cui inizio sono poste le frecce di inizio percorso.

 

NOTA: in questo punto, in uno spiazzo nelle vicinanze del paletto con frecce, parcheggeranno coloro che decideranno per un anello corto con rientro dalla Cocca d’Idro. Per arrivare qui con la macchina, dopo la frazione Lemprato, ignoriamo la deviazione per Crone e ci manteniamo sulla provinciale per Capovalle, andiamo diritti anche alla successiva rotonda 300 metri oltre la quale siamo all’imbocco di Via Ravausso (c’è anche una fermata dell’autobus).


Ci incamminiamo sulla ripida stradicciola e, dopo pochi metri, ad una biforcazione, ci si presentano le due possibilità relative alla prima parte di questo itinerario: a destra (cartello) per il “Sentiero delle cascate” del torrente Neco, diritti per il sentiero normale; i due percorsi in seguito si ricongiungono.

 

Via normale

Come accennato, chi non ha “piede fermo” o soffre di vertigini, potrà evitare la parte attrezzata procedendo sul ramo sinistro del bivio fino alla prima secca curva a sinistra ove si abbandona la stradina per deviare a destra su un buon sentiero; il percorso sale piuttosto ripidamente serpeggiando fra i pini silvestri e, tendendo gradualmente verso destra, attraversa un canale solcato da un rio. Seguendo la chiara segnaletica bianco-rossa, raggiungiamo il bordo della Valle Seré poco più alti del tratto in cui, con diversi salti, il Torrente Neco forma le citate cascate; incrociamo qui il “Sentiero delle cascate” (cartello) che si immette da destra (ore 0,20).


Per intraprendere invece il “Sentiero delle cascate” svoltare a destra sulla carrareccia, in seguito pianeggiante e ombrosa, che traversa fra i prati delle “Coste” offrendo scorci sulle case di Crone e sul lago la cui sponda occidentale si eleva con la lunga dorsale Dosso Sassello-Monte Paghera.

In seguito a una lieve discesa, si raggiunge il greto del torrente Neco in corrispondenza di una bella cascata e di un ponticello sul rio; per ovvi motivi, si consiglia la visita alle cascate in periodi non particolarmente siccitosi mentre, nei periodi più freddi, è possibile la formazione di consistenti cascate di ghiaccio.

Senza varcare il ponte si sale sul sentiero, ben disegnato e a tratti gradinato artificialmente, per superare la notevole pendenza iniziale che presenta il costone; in seguito ci riavviciniamo alla forra che si attraversa su un ponticello poco prima del quale, discostandoci con attenzione dal tracciato, si osserva una caratteristica “marmitta”, una specie di grande scodella interamente scavata nella roccia dai ciottoli trasportati vorticosamente dall’acqua in caduta da una piccola cascata; si incontrano poi due pareti rocciose inclinate, attrezzate con altrettante scale metalliche, la seconda delle quali ci deposita su una cengia terrosa, abbastanza esposta, ma comunque sempre provvista di una fune corrimano.

L’ambiente severo e altamente suggestivo, ove si alternano cascatelle e pozze più tranquille, è impreziosito da particolare e rara flora endemica, presenza straordinaria data la modesta altitudine.

Abbiamo varcato ancora un paio di volte il torrente e sono cessate le difficoltà; un ultimo tratto nel bosco poi l’angusta spaccatura si apre in una conca sbarrata da una parete rocciosa strapiombante dalla quale l’acqua di un’ultima cascata, la più alta, giunge al suolo pressoché nebulizzata (500 m, ore 0,25).

Scavalchiamo il corso d’acqua sul ponticello che conclude il “Sentiero delle cascate” e abbandoniamo la valle del Neco volgendo a sinistra sull’erto sentiero che si riallaccia in seguito al segnavia 451 il quale costituisce, come descritto, l’alternativa di salita per evitare la sezione attrezzata; su tale sentiero ovviamente si può rientrare velocemente alla base.

Continuando la salita la vista sul lago si allarga progressivamente; superato uno stretto intaglio il sentiero sfiora il ciglio dello strapiombo alla base del quale siamo transitati poco prima mentre, fra le aperture del bosco, la scena si estende al basso e medio Eridio lasciando intravedere le piramidi regolari del Crènch e del Censo.

Ora il tracciato abbandona il versante a lago e si inoltra decisamente nella Valle Seré immergendoci in una fitta boscaglia che ci precluderà ogni veduta per un lungo tratto; risaliamo lungamente la valle che, ignorata la deviazione a destra per i ruderi del Fienile Seré, si allarga in un'ampia conca; il tracciato piega ulteriormente a sinistra in una diramazione secondaria e, accentuando la pendenza, prende a salire con numerose curve fino ad uno slargo del bosco dal quale, con un’ultima impennata, si accede alla Gola di Meghé (968 m, ore 1-1,25) dove si esaurisce il segnavia 451 ed inizia il 452 come mostrato dalla onnipresente segnaletica.

Deviamo a sinistra per la digressione obbligata alla Croce di Perlé che si raggiunge percorrendo la cresta sommitale fra basse roccette; il crinale si eleva all’estremità nel culmine della nostra escursione, il M. Croce di Perlé (1031 m, ore 0,10-1,35) sul quale campeggia una grande croce in legno posta dal “Gruppo Sentieri Attrezzati” di Idro nel Maggio 2001; poco sotto la cima sono state inoltre rinvenute numerose gallerie e postazioni militari risalenti all’ultimo conflitto mondiale.

Per la particolare posizione geografica del luogo, ci si offrono incantevoli vedute paesaggistiche sull'Eridio ed i monti circostanti: verso Ovest, da sinistra, la Corna di Savallo con dietro il Guglielmo, la Corna Blacca coi suoi 2005 metri che da questa angolatura appare acuminata; oltre la dorsale Sassello-Paghera si stagliano la Corna Zeno, di cui è molto appariscente la dentellata propaggine sud-occidentale, e le Corne di Meghé; procedendo verso Nord, le montagne dell’alta Val del Càffaro. Si rinnova spettacolare la vista sul sottostante specchio lacustre solo parzialmente interrotto nella parte mediana dalla Cima Crènch che bagna le pendici direttamente nelle acque orientali del lago così come, appena più a Nord, il dirupato Camisino e l’inconfondibile Calva culminante in una tondeggiante calotta boscosa; sullo sfondo, oltre la Calva, la Corna Pagana, poi la Cima Spessa, il Cingla, lo Stino e il vicino Manòs.

Si intraprende la discesa riportandoci alla Gola di Meghé e, volendo allungare la gita, si può risalire in circa 20 minuti il versante opposto per visitare la località Cavacca (segnaletica) dove potremo trovare ottime trattorie rustiche.

Dalla sella si prosegue sul sentiero 452 per Vantone-Cocca d’Idro che, entrando nel bosco verso Settentrione, precipita rapidamente nei pressi del Fienile Meghé, recentemente ristrutturato, ove cessa la ripida discesa; lasciata a destra la traccia che porta alla costruzione, si volge a sinistra e si intraprende una piacevole discesa, con porzioni in falsopiano, mantenendoci poco sotto la cresta sul versante della Val Tombe che sprofonda alla nostra destra; in qualche punto, salendo pochi metri sullo spalto roccioso, ci affacciamo di nuovo sul lago e noteremo la Cima Crènch ormai vicina.

Percorso un buon tratto, ci si porta sul versante a lago ad un certo punto del quale, appena passato uno spuntone roccioso sulla sinistra, ignoriamo una marcata traccia che scende al Fienile Ballottello e proseguiamo invece in quota sino alla Sella di Preonde compresa fra le due elevazioni rocciose del crinale individuabili sulla cartina come quote 757 e 744 m.


ESTENSIONE

A sinistra del piccolo valico, ubicato sopra la galleria della strada Idro-Capovalle, scende un sentiero il quale, poche centinaia di metri più in basso, ospita una stazione di particolari fioriture assolutamente straordinarie a queste altitudini. La traccia si perde nelle immediate vicinanze dell’imbocco Ovest della suddetta galleria.


Affidandoci alla chiara segnaletica, ci riportiamo sul versante della Val Tombe, pervenendo ad un bivio (a circa 10 minuti dalla selletta) individuabile per la presenza di frecce segnaletiche indicanti, a destra, la direzione per Vantone sul sentiero 452 e, a sinistra, per Cocca d’Idro-Crone d’Idro (700 m, ore 0,35-2,10).

Il nostro percorso ad anello consiste nel salire brevemente sul sentiero di sinistra il quale, sfiorata una postazione di caccia (attenzione nei periodi di attività venatoria), si immette su una carrabile della quale risaliamo il breve tratto che ci separa dalla Cocca d'Idro (700 m – paletto con segnalazioni), la sella che stacca la Cima Crènch dalla lunga dorsale che abbiamo appena disceso.


Da questo punto rientreranno coloro che, optando per l’anello corto, avranno lasciato l’auto all’inizio di Via Ravausso; in direzione Crone d’Idro scendere dalla parte opposta del passo su larga mulattiera fino ad intercettare la strada asfaltata che, effettuati due tornanti, conduce in discesa fino all'automobile (ore 0,30).


L’escursione completa comprende la salita alla Cima Crènch che affrontiamo volgendo a destra sul sentiero, ben tracciato, che si inerpica fra i pini silvestri; al culmine dell’ascesa, siamo ad una selletta appena accennata dalla quale, con una brevissima deviazione a sinistra su facili roccette, guadagniamo la vetta del Crènch (778 m, ore 0,15-2,25). dove, il primo maggio 2002, è stato posto un cippo dal “Gruppo Sentieri Attrezzati” per commemorare l’anno internazionale delle montagne. Grande colpo d’occhio sulla totalità dell’Eridio.

Si ridiscende alla selletta e ci si cala a sinistra sul versante a lago e, le sorprese non sono ancora finite, il tracciato si allarga in un ampio spiazzo ove si nota l’imbocco di una singolare galleria di guerra a forma di elle al cui fondo si apre una finestra con vista sul basso lago. Questa postazione, appartenente al secondo conflitto mondiale, è stata completamente recuperata, liberandola da rovi e detriti che ne ostruivano quasi completamente l’accesso.

Con un po’ d’attenzione continuiamo la discesa sul sentierino stretto e ripido il quale, in qualche punto, sfiora il bordo di precipiti pareti che costellano il versante sud-occidentale della montagna; si giunge ad una lieve depressione della cresta dalla quale, con una brevissima digressione a destra (segnalazione per Ferrata Crènch), si raggiunge il Cochèt, meglio conosciuto localmente come “ Punta pelada”, caratterizzata da una croce metallica (632 m. ore 0,15-2,40); nei paraggi ha termine la Ferrata di Cima Crènch di cui si scorgono gli ancoraggi finali e una bacheca esplicativa. E’ d’obbligo una sosta per gustare le ultime splendide vedute su quasi tutto il lago.

Si ridiscende alla selletta e ci caliamo verso destra (Sud) sul tracciato che presenta più in basso un paio di salti su roccette che richiedono un minimo di agilità. Le difficoltà vanno via via diminuendo finché, transitati fra due ravvicinate costruzioni di recente ristrutturazione, si accede a Via Preonde che si innesterà sulla carrozzabile per Vesta nelle immediate vicinanze del punto di partenza (ore 0,30-3,10).

 

 




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