It 1 - Il forte di Valledrane


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Itinerario n° 1 - Il Forte di Valledrane                                       

Pieve d’Idro - Forte di Valledrane – La Cocca - Pieve d’Idro

Tempi di percorrenza   :   ore 2,30   (3,50 compresa l’estensione alla Cocca)

Dislivello in salita       :   456 m       (630 m compresa l’estensione alla Cocca)

Difficoltà               :   E  

Segnaletica             :   - dalla partenza al bivio per Valledrane, strisce bianco-rosse e segnavia “IPPOVIA dall’Adamello al Garda”

                                           - dal bivio per Valledrane al Forte di Valledrane, segnavia tricolori e dell’ippovia
                                           - dal Forte di Valledrane alla Cocca, segnavia tricolori

Come arrivare alla

partenza                :  sulla statale 237 del Càffaro, in località Pieve Vecchia d’Idro, deviamo sulla provinciale per Capovalle della quale percorriamo un centinaio di metri attraversando l’estremità meridionale dell’Eridio; appena aldilà del ponte lasciamo la provinciale che piega decisamente a sinistra con una secca curva e svoltiamo a destra su una strada asfaltata la quale, costeggiando l’ormai esiguo braccio del lago, sfiora alcuni capannoni e termina poco oltre in prossimità delle chiuse che sbarrano il lago; si apre uno slargo dove si può parcheggiare.

Breve e facile escursione al Forte di Valledrane posto sull’omonimo monte il quale, con la Cima Antegolo ed il M. Curma, delimitano verso Sud/Sud-Ovest il bacino dell’Eridio. La fortificazione fu edificata dal Governo italiano nel 1908 che lo aveva dotata di batterie d'artiglieria allo scopo di presidiare i confini; la posizione permetteva di tener sotto controllo sia quasi tutta l’area del lago sia il territorio di Capovalle e Valvestino dove correva il confine con l’impero austro-ungarico.

Ci incamminiamo sulla carrabile e, fatti pochi passi,incontriamo il paletto con le frecce indicatrici per il Forte di Valledrane e Lavenone; marciando in falsopiano, lasciamo alla nostra destra la traversa artificiale per la regimazione del fiume Chiese che qui esce dal lago e riprende il suo corso; dopo circa 5 minuti oltrepassiamo un altro paletto indicante “Forte di Valledrane” che indica di proseguire sulla larga forestale utilizzata attualmente per lo scarico del legname e per il controllo idrogeologico del sottostante argine sinistro idrografico del Chiese interessato da tempo da movimenti franosi.

La comoda sterrata, sulla quale compaiono poco dopo anche i segnavia dell’ippovia, comincia a salire offrendo, verso ovest, scorci sull’abitato di Lavenone, la valle del torrente Abbioccolo con sullo sfondo la Corna Blacca.

Con ampi tornanti si guadagna comodamente quota mentre il panorama si allarga sempre più permettendoci di scorgere la parte meridionale del lago con la frazione Pieve e la vecchia chiesa di S. Maria ad Undas; a lato della stradina si notano alcune apparecchiature infisse nel terreno utilizzate dai geologi per il rilevamento dei sopracitati movimenti franosi.

Ad un certo punto la carrabile cessa allargandosi in piccolo spiazzo poco prima del quale imbocchiamo a destra una larga traccia che sale nel bosco (frecce ippovia) dal quale esce poco più in alto e sbocca al limite inferiore di un ampio prato nei pressi un imponente traliccio dell’alta tensione e di una fienile (542 m, ore 0,30).

La larga traccia erbosa transita nelle immediate vicinanze di una casetta (numerose le indicazioni relative all’ippovia) dove giunge e termina la carrabile proveniente da Treviso Bresciano; continuiamo sulla stradina che, sfiorate altre cascine, piega a sinistra rientrando nel bosco e, dopo un ripido tratto cementato (sbarra), sfocia al limite occidentale del pianeggiante prato della Seša (641 m, ore 0,10-0,40).

Abbandoniamo a sinistra la stradina e le indicazioni per l’ippovia (dalla quale rientreremo al ritorno) e teniamo la destra seguendo ora i segnavia bianco-rossi di un buon sentiero che, alternando tratti piuttosto ripidi a brevi traversi, si porta sul filo di un modesto costone boscoso; ne risaliamo il dorso su un solcato sentiero, intersecando ben presto una pianeggiante mulattiera che va seguita a sinistra; la traccia, allargandosi ulteriormente, traversa in piano in fresco bosco e ci porta in breve ad un bivio recante il paletto con la freccia per il Forte di Valledrane e, su un albero, le strisce tricolori del sentiero della Resistenza dedicato ai caduti trevigiani.

Deviando dal percorso (per il ritorno e per compiere l’estensione che descriveremo si dovrà ritornare in questo punto), svoltiamo dunque a destra, alzandoci nella bella pecceta per sbucare ben presto sulla piazzuola erbosa adiacente all'imponente Forte di Valledrane (831 m, ore 0,50-1,30).

L’opera faceva parte dello Sbarramento Giudicarie e i suoi obiettivi andavano dall'intera estensione del lago d'Idro alle alture fra Capovalle e la Valvestino sulle quali correva il confine italo – austriaco; fu dotato da sei cannoni da 146 montati su cupole girevoli delle quali si notano chiaramente le sedi; tuttavia l’attività bellica si limitò ai primi giorni della Grande Guerra poi, come accadde per altre opere, fu disarmato. L’edificio segue l’andamento del profilo montuoso ed è per questo che si sviluppa su tre livelli; depredato nel tempo da tutto ciò che era smontabile è stato recentemente ripulito e reso più sicuro dai volontari trevigiani ed è visitabile all’interno seppur con qualche attenzione; poco a nord di Valledrane era stata fortificata anche la Cima Antegolo (743 m) dotata di una batteria scoperta, ma che perse gran parte della sua validità dopo la costruzione del forte Valledrane.

La folta boscaglia ci preclude la vista sulle acque del lago sulla cui sponda destra distinguiamo i monti Manòs, Stino, Cortina, la Calva e la Cima Spessa; a sinistra, la lunga cresta con le acuminate punte del Dosso Sassello e del Monte Paghéra; sullo sfondo, le dolomitiche cime del Gruppo del Brenta; dagli ampi terrazzi del forte notiamo, verso sud-ovest, Vestone con sullo sfondo la lunga cresta della Corna di Sonclino; verso ovest, la Corna di Savallo, il lontano Monte Guglielmo e la Corna Blacca.

Ci rimettiamo in cammino ritornando sui nostri passi fino alla comoda e pianeggiante mulattiera in corrispondenza del paletto con freccia per Valledrane; svoltiamo a destra e, traversando in un bel bosco, la stradina si innesta poi sulla carrabile proveniente da sinistra dai prati della Seša e che costituisce la via del ritorno. Bella vista sulla quasi totalità del lago e le montagne che l’attorniano.

ESTENSIONE

Data la brevità della gita, proponiamo di effettuare un’estensione a “La Cocca”, il valico ad est del M. Curma, molto remunerativa dal punto di vista paesaggistico; aggiungeremo 1 ora e 20 minuti circa tra andata e ritorno.

Si gira a destra e ci si immette in breve sulla strada asfaltata che sale da Vestone e pochi passi sull'asfalto verso sinistra ci conducono al bivio con la strada panoramica che scende a Idro (707 m).

Adiacente al bivio, seguendo le segnalazioni per "Casa Gaia", imbocchiamo una stradina asfaltata al cui primo tornante giriamo a sinistra (segni tricolori); questa stradicciola, molto panoramica, cessa ad una bella casetta in corrispondenza della quale i segnavia entrano a destra nel bosco. Con costante moderata pendenza, il tracciato contorna il fianco settentrionale del Monte Curma e, attraversati alcuni scivoli ghiaiosi con l'ausilio di corde metalliche, perviene alla Cocca ove si erge una grande croce lignea (751 m); una variante del sentiero della Resistenza sale, da destra, da Trebbio di cui scorgiamo alcune periferiche case; su una modesta altura, in posizione isolata verso sud-ovest, si nota inoltre la chiesa di S. Martino. Ritorno sul percorso d’andata.

Per chi volesse ignorare la digressione, svoltare a sinistra (anche qui paletto con indicazione dell’ippovia) sulla stradina inizialmente asfaltata poi sterrata la quale sfiora alcune villette e, con comoda discesa, si abbassa ai prati della Seša; in piano passiamo accanto ai fienili ristrutturati della bella località prativa e, alla nostra destra, fra la folta boscaglia, avremo modo di scorgere scorci dell’Eridio. La stradicciola ci conduce al bivio dal quale siamo transitati all’andata e cioè al limite dei prati ed all’inizio del tratto cementato (641 m, ore 0,30-2). Svoltiamo a destra e facilmente facciamo ritorno al punto di partenza (ore 0,30-2,30).

 

 

 




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