It 4 - Il Monte Stino


 

 

Paröle - Piazze – M. Stino – Rif M. Stino – Mandoal - Paröle

Tempi di percorrenza   :   ore 5,15

Dislivello in salita       :   1100 m

Difficoltà               :   EE

Segnaletica             :   da Paröle al M. Stino,                     segnavia      454 e 456
dal M. Stino al Rif. M. Stino,         strisce bianco rosse
dal Rif. M. Stino a Mandoal,           segnavia      477 e striscie nero-azzurre
da Mandoal a Paröle,                      segnavia      455

Come arrivare alla

partenza                :  Alla Pieve d’Idro, lasciamo la statale 237 del Càffaro e deviamo per Capovalle; attraversiamo la frazione Lemprato oltrepassata la quale svoltiamo a sinistra per Crone, Vantone e Vesta; dalla Pieve procediamo in auto per circa 6 Km fino in località Paröle (1 Km prima di Vesta) dove sul ciglio destro della strada son ben visibili i paletti di inizio percorso. Potremo parcheggiare poco più avanti in ampie piazzuole


Grandioso percorso che si svolge in gran parte su ex mulattiere della guerra 15-18, tra postazioni e manufatti di vario genere; è l’escursione che tocca la massima elevazione fra le montagne che circondano l’Eridio. Completano la gita i suggestivi colpi d’occhio che si possono gustare praticamente da ogni tratto del percorso e la presenza di particolare flora.

 

Intraprendiamo il cammino sulla stradina cementata che, dopo qualche tornante, termina presso il cancello di un casolare; ci alziamo fra i pini silvestri dove, già dal mese di aprile, il clima lacustre favorisce la fioritura del Fior ragno (Ophris sphecodes); dopo 15 minuti, ad un bivio, lasciamo a destra il sentiero n. 455 per Mandoàl e svoltiamo a sinistra sul sentiero n. 454

Inizia ora un’interminabile serie di curve su un’ex mulattiera militare della quale sono evidenti tratti degli originari muri a secco di sostegno; il tracciato si insinua sapientemente fra pinnacoli dolomitici, risale vallette, lambendo talvolta strapiombanti pareti punteggiate dalla Dafne delle rupi (Daphne petraea), dalla Primula vistosa (Primula spectabilis) e dalla Potentilla caulescente (Potentilla caulescens).

Ci accompagna costantemente la scena col basso lago sullo sfondo a cui fanno da quinte guglie rocciose e fitti raggruppamenti di pini silvestri; sulla sponda opposta del lago, si nota Anfo sovrastato dal piramidale M. Censo, sulle cui rocciose pendici è ben visibile la Rocca. Si prosegue con altri numerosi tornantini, giungendo infine a Piazze (1028 m, ore 1,45) su un modesto pianoro ove il bosco si apre; ci si può portare all’estremità dello sperone che si protende verso ovest per una ennesima veduta spettacolare.

Da questo punto è possibile effettuare un anello corto raggiungendo Mandoal (punto di passaggio obbligato in ogni caso) sulla comoda mulattiera pianeggiante contrassegnata col 455 come indicato dalle frecce.

Continuando l’escursione ci inerpichiamo sul sentiero n. 456 per il costone occidentale del M. Stino; in questo tratto l’ambiente è più aperto e compare fra le rocce il Buftalmo (Telekia speciosissima) endemismo delle montagne comprese tra il lago di Como e di Garda; in circa mezzora siamo all’intersezione col sentiero 478 che, da sinistra proviene da Bocca Cocca transitando da M. ga Piombino, mentre, qualche metro più avanti, scende a destra per Mandoal (ulteriore alternativa per abbreviare tempi e dislivello ma, a questo punto, poco consigliabile).

Le curve si susseguono mentre la vista si allarga alle nostre spalle sulle Piccole Dolomiti Bresciane che gradualmente emergono dalla lunga dorsale Sassello-Paghera; sfiorato un capanno da caccia, il tortuoso tracciato passa accanto a rifugi di guerra, quindi si immette sulla sterrata, proveniente dall'altopiano e che qui termina nelle immediate vicinanze di una grande galleria chiusa da un’inferriata; in questa e in un’altra più in basso era stato allestito fino a qualche anno fa un museo permanente, ora spostato a Capovalle, contenente numerosi reperti della prima e seconda guerra mondiale.

Appena più in alto a sinistra siamo sul panoramicissimo sperone quotato 1435 m (ore 1-2,45), poco ad ovest della boscosa cima principale piuttosto insignificante; sventola permanentemente un tricolore e un cippo con targhette indicatrici ci aiuta a dare un nome alle montagne che ci circondano: verso nord, lo sguardo spazia fino alle cime più alte dell'Adamello; proseguendo verso ovest, distinguiamo il Cornone di Blumone, il Maniva, il Dosso Alto, la Corna Blacca, più lontano il Guglielmo; verso sud, oltre il Manòs ed il Càrzen, spuntano la rocciosa Zingla, lo Spino ed il Pizzòcolo. Veramente incantevoli gli scorci sul sottostante Eridio. Se risaliamo la vicina cima principale dello Stino, aggiungiamo, al panorama già citato, la vista su tratti del lago di Garda e sui monti Denervo, Baldo, Caplone e Tombéa.

Abbandoniamo a malincuore l’impareggiabile punto panoramico, che abbiamo considerato come nostra meta, percorrendo, verso est, l’affilata cresta sul “sentiero delle vedette” protetto da corrimano metallici (attenzione); si avrà modo di osservare postazioni per cannoni e mitragliatrici pesanti nonché gli appostamenti delle sentinelle. In realtà, nel territorio compreso tra il lago di Garda e il lago d’Idro, non si spararono cannonate in quanto gli austro-ungarici abbandonarono questi luoghi fin dai primi giorni del Maggio 1915 allorché l’Italia scese in guerra; le postazioni costituirono di fatto una seconda linea difensiva italiana mentre la prima linea si spostò verso nord lungo la Val d’Ampola.

Riprendiamo la sterrata nei pressi della seconda galleria prima citata la quale, in falsopiano, ci dirige verso il Rif. M. Stino; una segnalazione indica, a sinistra, la presenza dei resti di una cucina da campo oltre la quale, su percorso libero si può raggiungere la cima dello Stino. In una decina di minuti siamo al nuovo rifugio situato vicino alla preesistente chiesetta alpina dedicata al Redentore (per gli orari di apertura consultare il sito internet).

Nel piazzale antistante la costruzione arriva e termina la stretta carrozzabile proveniente da Capovalle sulla quale intraprendiamo la via del ritorno; fatti pochi passi, imbocchiamo a destra una sterrata segnalata col 477 Capovalle che abbandoniamo in seguito poco prima di una sbarra dove le segnalazioni ci dirigono a sinistra su una verde traccia; costeggiata una lunga recinzione metallica incrociamo una carrareccia in corrispondenza del cancello d’entrata del F. le di Stino (1330 m, ore 0,30-3,15).

Pochi metri e abbandoniamo il tratturo (segnalazioni) svoltando a sinistra su una ex mulattiera che, con qualche tornante e lunghi diagonali, si abbassa con gradevole pendenza e perviene ad un complicato crocevia di sentieri (1170 m, ore 0,15-3,30); la prosecuzione della gita è di facile individuazione in quanto, abbandonando il segnavia 477 che scende a sinistra, proseguiremo diritti sulla pianeggiante mulattiera militare individuabile per la presenza sui pini silvestri di segnalazioni bianco-rosse e nero-azzurre e contrassegnata anche da una targhetta metallica con le scritte “Mandoàl e Capovalle”.

A titolo informativo: dalla selletta a destra proviene il 478 che abbiamo incrociato all’andata; a sinistra, effettuata la secca curva, ecco una nuova biforcazione alla quale, a sinistra il 477 scende alle case di Zumié, mentre a destra il 478 si cala sulla strada asfaltata che, a destra, sfiorato il grande impianto a pannelli solari, porta a Mandoàl con contenuta dilatazione dei tempi di percorrenza.

Si continua pressoché in piano aggirando la quota 1212 oltre la quale appaiono in basso gli estesi prati di Mandoàl. Si effettua un breve traverso e, alla prima curva a sinistra, una tabella metallica ci suggerisce la presenza di un appostamento militare, raggiungibile in pochi passi a destra: eccezionale la posizione strategica e panoramica del sito, comprendente due aerei balconi, sospesi sull’orlo di una parete verticale, e una galleria-rifugio.

Ritornati sui propri passi, si procede in discesa sul tracciato ancora contrassegnato dai segnavia bianco-rossi; in breve siamo ad una biforcazione: ignoriamo ora i segnavia bianco-rossi che piegano decisamente a sinistra e continuiamo nella direzione di marcia del momento verso un pino silvestre recante le striscie nero-azzurre che appariranno saltuariamente fino a Mandoàl.

Marciando sempre sul tracciato dell’ex mulattiera, sfioriamo la rete metallica di un “recinto prova cani” del quale più avanti costeggiamo un lungo tratto prima di approdare sulla carrabile a pochi passi dall’area pic-nic di Mandoàl (953 m, ore 0,30-4).

La vistosa segnaletica ci indica di proseguire ancora per pochi metri sulla sterrata in direzione Paröle (verso destra) fino al successivo paletto ove a sinistra si diparte il sentiero 455 che imbocchiamo non prima di una sosta su invitanti panchine di tronchi in posizione stupenda; si perde velocemente quota alternando strette curve e diagonali, si attraversano le Valli Forzolo, d’Abbioli e Sassa e, con un lungo traverso verso Nord, si ritorna a Paröle (ore 1,15-5,15).

 

 

 

 




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