Itinerario n° 7 – I Sentieri dei Contrabbandieri e dei Tralicci
Vesta – Sentiero dei Contrabbandieri - Porto Camarelle – Sentiero dei Tralicci - Prato della Fame - Dos dela Madunina - Vesta
Tempi di percorrenza : ore 3,30 (max)
Dislivello in salita : m 450 circa
Difficoltà : EE
Segnaletica : paletti con frecce segnaletiche su tutto il percorso, ad eccezione del Sentiero dei Tralicci contrassegnato da strisce gialle e bolli rossi.
Come arrivare alla
partenza : (In comune con l’itinerario 6) Alla Pieve d’Idro, lasciamo la statale 237 del Càffaro e deviamo per Capovalle; attraversiamo la frazione Lemprato oltrepassata la quale svoltiamo a sinistra per Crone, Vantone e Vesta, villaggio turistico sulla sponda orientale del lago, che raggiungiamo in circa 7 Km dalla Pieve. Appena varcato il ponte sull’omonimo rio si apre a destra una piazzola ove è possibile lasciare l’auto e dove è situato il paletto con le frecce indicatrici di inizio sentiero (è possibile parcheggiare anche poco più avanti in piazzuole a lato della strada).
Questo itinerario è raccomandato ad escursionisti esperti per la presenza di alcuni passaggi esposti e attrezzati con funi metalliche che richiedono passo sicuro e assenza di vertigini. È inoltre assolutamente vietato alle mountain bike.
Il “Sentiero dei Contrabbandieri” caratterizza principalmente l’escursione che, benché in parte contemplata dal precedente percorso n° 6, abbiamo ritenuto di inserire in quanto questa breve uscita, come vedremo, potrà essere corredata da vari elementi che, stante la chiara segnaletica, sceglieremo di concatenare a piacere; il tracciato si snoda in un susseguirsi di modesti saliscendi eccezion fatta se si intraprende al ritorno il Sentiero dei Tralicci che richiede circa 150 metri di dislivello in più.
Ci verrà offerto di compiere un’uscita di 2-3 ore fruibile dalla primavera all’autunno inoltrato giacché, limitandoci alle prime ore del mattino, potremo eludere anche la calura estiva.
Lasciamo la piazzola avviandoci sulle segnalazioni del “Sentiero della Calva, dei Tralicci e dei Contrabbandieri” che, costeggiando alcune villette, ci dirigono verso l’imboccatura della valle di Piombino.
ESTENSIONE (effettuabile magari a fine gita) Poco prima della prima decisa curva a sinistra, si stacca a destra un sentiero che scende al vicino torrente attraversabile su grandi blocchi di pietra opportunamente accostati; appena aldilà del rio notiamo su un albero le frecce indicatrici per il “Sentiero degli zappatori” e “Postazioni e gallerie di guerra”. Trattasi di un’interessante scoperta avvenuta nell’estate 2015 ad opera di alcuni appassionati i quali, alla ricerca di nuove zone d’arrampicata, si sono imbattuti in una galleria postazione ricavata alla base di un affioramento roccioso sul quale compare anche un singolare fregio; dalle ricerche effettuate, si è scoperto che i reperti risalgono alla Grande Guerra e furono opera, con ogni probabilità, di una compagnia del Genio Zappatori, di stanza sul M. Stino, i quali realizzarono anche il fregio simbolo del loro reggimento. La citata parete rocciosa è stata attrezzata da ardite vie ferrate.
Ignorata la deviazione secondaria a destra che si inoltra nella valle, la direzione di marcia vira a sinistra ed in una decina di minuti siamo ad un bivio dove le frecce direzionali ci indicano, a destra, il “Sentiero della Calva “, mentre a sinistra il “Sentiero dei Tralicci” e il “Sentiero dei Contrabbandieri” verso il quale ci dirigiamo.
Procedendo in falsopiano, in 5 minuti siamo ad una nuova biforcazione: a destra si diparte il Sentiero dei Tralicci dal quale, a seconda delle scelte che attueremo, potremo in seguito rientrare; prendiamo il ramo di sinistra guadagnando moderatamente quota e, sfiorato un traliccio, perveniamo ad un primo punto caratteristico (ore 0,20): comodissime panche ed un tavolo, nonostante la fatica sia ben lungi dal farsi sentire, ci invitano ad una sosta; un grosso masso erratico arrotondato funge da balcone dal quale, complice un’apertura del bosco, ci si offre una veduta su Vesta e la parte meridionale del lago con Anfo e Vantone.
La seguente breve discesa è anch’essa costellata da altri numerosi massi erratici che richiamano l’attenzione in quanto, osservati da vicino, si scopre che sono molto diversi dalla chiara roccia calcarea che forma la montagna: i grossi cristalli neri, immersi in una pasta bianca, mostrano che si tratta di durissima tonalite, una roccia simile al granito presente solamente nel massiccio Adamello-Presanella. Trattasi infatti di pietre che, unitamente a sabbia e sassi, furono trasportati a valle dagli estesi fiumi di ghiaccio che colavano dai ghiacciai adamellini circa 15.000 anni fa, erodendo e modellando i versanti di valli principali e secondarie.
Sfioriamo un notevole ceppo di castagno quindi siamo all’intersezione con la variante per il Prato della Fame (ore 0,10-0,30), località in riva al lago che ora ignoriamo ma che al ritorno avremo l’opportunità di visitare.
Poco oltre, il tracciato muta aspetto mentre avanziamo su una cengia naturale alla base di una parete strapiombante (piccola bacheca esplicativa) oltre la quale compaiono i primi tratti molto esposti ed attrezzati con fune corrimano; attenzione in quanto la vegetazione che ricopre la montagna maschera la notevole esposizione.
Attenzione anche nel superare in seguito un paio di scivoli terrosi che sprofondano direttamente nel lago; il sentiero, che mantiene sempre una buona traccia, contorna una marcata rientranza caratterizzata ancora da una parete verticale, attrezzata con cavo, sulla quale è abbarbicato un notevole esemplare di edera; si perde quota e si giunge ad un punto panoramico, raggiungibile con breve deviazione quindi, sempre in piena esposizione, si risale fino ad incrociare nuovamente il Sentiero dei Tralicci che si immette da destra (ore 0,20-0,50).
Ora in falsopiano si passa sotto l’elettrodotto quindi si superano ancora diversi tratti attrezzati; si incontra un altro punto di sosta con tavolo e panca oltre il quale si superano due scivoli con fondo instabile, dopodiché si inizia a scendere e terminano le difficoltà; lungo la discesa si giunge ad un successivo punto panoramico leggermente discosto dal tracciato (segnalazione).
Subito dopo noteremo una freccia, posta sul lato destro del percorso, che segnala le incisioni scolpite nella roccia (una croce e l’anno 1753) indicanti l’antico confine italiano con l’impero austro-ungarico e, attualmente, il confine bresciano con il Trentino; un’ultima apertura del bosco, poco evidente, consente di discostarci un’ultima volta dal tracciato per gettare uno sguardo al vicino Pian d’Onéda.
Siamo poi alla fine del Sentiero dei Contrabbandieri il quale approda su una stradina ghiaiosa che termina poco oltre, alla nostra sinistra, allargandosi in uno spiazzo (ore 0,20-1,10). Sul lato meridionale dello slargo son poste le segnalazioni per la ferrata Sasse che, oltre al percorso d’andata, costituisce un’alternativa per il ritorno solo per esperti muniti di set da ferrata e casco (vedi relativa descrizione).
ESTENSIONE (Al Porto Camarelle e alla Zona Speciale di Conservazione/Riserva Naturale Provinciale del Lago d’Idro).
Si prosegue a destra sulla forestale ed in pochi minuti siamo all’inizio del sentiero che scende a sinistra al Porto Camarelle (paletto).
NOTA – proseguendo sulla sterrata si sfocia ben presto su un tornante della carrabile che collega Baitoni a Bondone; verso destra, ne percorriamo una cinquantina di metri quindi imbocchiamo il sentiero (segnalazione) che ci conduce direttamente sullo spiazzo antistante il Castel San Giovanni, visitabile nei mesi di luglio e agosto tutti i giorni dalle 14 alle 18; consigliabile consultare il sito della Proloco Baitoni–Bondone.
Il ripido tracciato che scende al Porto Camerelle, recentemente dotato di gradini in tronchi che lo rivestono quasi completamente, cala rapidamente sulle rive del lago in corrispondenza del molo di attracco del battello che, con servizio solo nei mesi estivi, può costituire un originale e comodo rientro a Vesta.
Proseguiamo a destra sul viottolo che transita davanti al ristorante Miralago e di fianco all’omonimo campeggio adiacente al quale si apre un ampio parcheggio ove è situata la bacheca esplicativa dell’area protetta che è oggi ciò che rimane della zona umida di un tempo, prima delle grandi bonifiche (ore 0,20-1,30).
Il biotopo riveste notevole importanza per la presenza di componenti floristiche e faunistiche di rilevante interesse; nelle immediate vicinanze si diparte la passerella che si inoltra nel canneto. L’intero percorso consta di circa 3,5 km e richiede più o meno 2 ore, tuttavia sceglieremo di visitare la porzione che ci interessa. Sul fianco della montagna, in posizione assai strategica, spicca il roccione che ospita il citato Castel San Giovanni.
Si intraprende la via del rientro ritornando sui nostri passi e quindi si ripassa dal molo, si risale la scalinata, (sempreché si ignori la variante battello) e ci si riporta alla partenza del Sentiero dei Contrabbandieri (ore 0,25-1,55).
Non prendiamo in considerazione il rientro per la via ferrata ma riprendiamo a ritroso il Sentiero dei Contrabbandieri che risaliamo fino al bivio con il Sentiero dei Tralicci (ore 0,35-2,30);
VARIANTE
Riportiamo, per conoscenza, la descrizione di questa variante la quale rappresenta un’alternativa per il rientro e consiste nel seguire il sentiero che l’Enel utilizza per la sorveglianza dell’elettrodotto ad alta tensione; il percorso, non soggetto alla manutenzione da parte del Gruppo Sentieri Attrezzati, non è sempre agevole e la traccia, specialmente nel primo ripido tratto, si presenta alquanto ridotta.
Strisce gialle e bolli rossi sugli alberi contrassegnano tutto il percorso il quale raggiunge il punto più alto a circa 700 m (ore 0,35); in primavera il sito costituisce un ottimo punto d’osservazione per gli spettacolari corteggiamenti dei nibbi bruni che nidificano sulle strapiombanti pareti sottostanti. Una ripida discesa ci riporta sul Sentiero dei Contrabbandieri e quindi a Vesta (ore 0.30).
Sempre a ritroso sul tragitto d’andata, ritorniamo al bivio col sentiero per il Prato della Fame (0re 0,20-2,50) che imbocchiamo abbassandoci a destra; in 10 minuti siamo vicini alla riva del lago dove intersechiamo il sentiero proveniente da Vesta che va seguito a destra.
Dopo altri 10 minuti il tracciato piega a sinistra contornando un pinnacolo che precede di poco il “Dòs dèla Madunìna”, un aereo poggio a picco sul lago, sulla cui sommità una rosa di frecce a raggiera ci aiuta a dare un nome alle cime circostanti; una bacheca esplicativa mostra la partenza della via ferrata delle Sasse.
Per rientrare a Vesta si intraprende il piacevole percorso il quale, pianeggiando nell’ombrosa boscaglia, transita alla base della palestra di roccia “Corna di Fenere” quindi sfocia sulla spiaggia di Vesta in prossimità del molo di attracco del battello. Si imbocca la Via Sasse che risale brevemente al punto di partenza (ore 0,40-3,30).