It 6 - Castel S. Giovanni ed il Sentiero dei Contrabbandieri


 

Vesta – F. li Berard – Ponte Saltone - Castel S. Giovanni - Vesta

Tempi di percorrenza   :   ore 4,15

Dislivello in salita       :   900 m

Difficoltà               :   EE

Segnaletica             :   segnavia bianco-rossi solo sul Sentiero dei Contrabbandieri; il resto non segnalato ma evidente

Come arrivare alla

partenza                :  Alla Pieve d’Idro, lasciamo la statale 237 del Càffaro e deviamo per Capovalle; attraversiamo la frazione Lemprato oltrepassata la quale svoltiamo a sinistra per Crone, Vantone e Vesta, villaggio turistico, che raggiungiamo in circa 7 Km dalla Pieve. Appena varcato il ponte sull’omonimo rio si apre a destra una piazzola per parcheggiare, dove è situato il paletto con le frecce indicatrici.


L’escursione, pur senza annoverare la conquista di vette, presenta comunque alcuni spunti interessanti quali le viste sull’Eridio dai F. li Berard, Castel San Giovanni e il rientro sul Sentiero dei contrabbandieri il quale, su cenge naturali molto esposte, taglia le propaggini occidentali della Calva tra Baitoni e Vesta. Proprio per quest’ultima sezione, l’itinerario è stato classificato EE nella scala delle difficoltà e richiede la massima attenzione nella marcia sul buon tracciato che attraversa porzioni in parete e diversi canaloni attrezzati, ove necessario, con fune di sicurezza che funge principalmente da corrimano.

Lasciamo la piazzola avviandoci sulle segnalazioni del “Sentiero della Calva” il quale, costeggiando alcune villette si dirige verso l’imboccatura della valle; ignorata la deviazione secondaria a destra che si inoltra nella Valle di Piombino, in una decina di minuti siamo ad un bivio (paletto) dove teniamo la destra. Il sentiero si impenna bruscamente e manterrà a lungo una sensibile pendenza; una pausa ci viene concessa dopo una mezz’ora, allorché il sentiero compie un traverso verso destra riportandosi sulla verticale di Vesta ed affacciandosi alla Valle di Piombino in corrispondenza di uno slargo della boscaglia.

Si procede con una certa monotonia per il fatto che la fitta alberatura, tranne che nei periodi invernali, non ci permette apprezzabili vedute panoramiche; abbandonato sulla destra un sentiero secondario, seguiamo la marcata traccia principale che, con un’altra sequenza di curve, si rituffa nel bosco d'alto fusto affrontando tratti meno ripidi alternati ad improvvise impennate in occasione delle quali sarà bene adattare l’andatura.

Sbuchiamo infine nel prato del fienile Berard (1050 m, ore 1,30) nei pressi di una baracca in lamiera verniciata; altre due casette punteggiano il vasto pendio erboso.

Si prosegue ora su una stradina la quale, in pochi passi, porta sulla sterrata che, da sinistra, sale dalle case di Ola presso Bondone e sulla quale continuerà la gita; è d’uopo una breve digressione a destra per raggiungere il limite superiore del prato, alle spalle delle costruzioni: davvero suggestivo il panorama sul basso lago, i paesi sulle sue sponde e le montagne che lo racchiudono.

Si ritorna sui propri passi e si continua in rilassante discesa sull’ampia carrabile sabbiosa sulla quale squarci del bosco concedono vedute dell’alto lago col Pian d’Onéda; si ignora una deviazione che scende a sinistra al Fienile Marténi e raggiungiamo il grazioso Fienile Tonèl (931 m, ore 0,25-1,55) in corrispondenza di una biforcazione alla quale abbandoniamo la carrabile principale per scendere a sinistra su una sterrata secondaria.

In breve ci si presenta un maestoso faggio, come pochi se ne vedono, e la stradina si biforca ulteriormente; tenendo la destra si compie, poco dopo, un tornante a sinistra, quindi il largo tracciato,fiancheggiato da numerosi faggi, termina presso un gruppo di costruzioni costituito precisamente da due ruderi ed una casetta ristrutturata alle cui spalle un panoramico sperone nominato Tornione (902 m) si protende verso il lago; consigliamo di raggiungerne in pochi minuti la sommità dalla quale, quando la vegetazione lo permette, scorgiamo Bondone aggrappato alla montagna e un buon tratto della Valle del Chiese.

Proprio di fronte ai ruderi, imbocchiamo ora un buon sentiero che scende a destra (riferito al senso di marcia con cui siamo qui sopraggiunti), sfioriamo una piccola fonte e ci abbassiamo sbrigativamente di quota all’ombra di faggi longilinei fino ad innestarci su un’altra bella stradicciola che seguiamo a sinistra. Con una serie di lunghi tornanti, disegnati in una rada foresta recentemente disboscata, ci avviciniamo al fondovalle nei paraggi del Ponte Saltone, località sulla carrozzabile che collega Baitoni con Bondone; senza raggiungere la strada asfaltata e precisamente sull’ultimo tornante a destra prima che la stradina si innesti sulla carrozzabile, deviamo sul viottolo che si stacca a sinistra il quale, con leggeri saliscendi in un bel bosco, approda sulla piazzuola antistante il Castello S. Giovanni (569 m, ore 1-2,55), antica costruzione alla sommità di un bastione roccioso proteso verso il lago ed in posizione assai strategica per il controllo della valle e dei confini; già documentata nell'anno 1086 come "Castrum de summo lacu", fu sempre dei Signori e Conti di Lodrone che lo abitarono fino al secolo XVIII, poi cadde lentamente in rovina. Nel 1958 si iniziò la ricostruzione a spese dell'industriale milanese Luigi Cavalli che lo abitò fino alla sua tragica morte; attualmente è di proprietà del Comune di Bondone che provvede alla manutenzione.

Sul lato meridionale dello spiazzo dal quale si stacca il ponte levatoio, proseguiamo l'itinerario scendendo alcuni scalini di granito e, su buon sentiero, ci abbassiamo in breve sulla carrozzabile asfaltata prima citata; ne percorriamo in discesa circa 150 m e, al primo tornante a destra che incontriamo, l'abbandoniamo per imboccare a sinistra una stradina forestale con cartello stradale di divieto dove inizia l’impeccabile segnaletica posta dal Gruppo Sentieri Attrezzati di Idro; focalizzeremo la nostra attenzione sulle frecce direzionali indicanti “Vesta”, “Sentiero dei contrabbandieri” e “Sentiero dei tralicci”.

Progredendo comodamente, ignoriamo la deviazione a destra che scende al porto Camarelle (da cui un battello, attivo nei mesi estivi, ci consente di raggiungere Vesta evitando le seppur modeste difficoltà determinate dal percorrere il “Sentiero dei contrabbandieri”) quindi la stradicciola cessa allargandosi in uno spiazzo (453 m, ore 0,25-3,20) dove son poste le segnalazioni per la ferrata Sasse che oggi non ci interessa. Ci interessa invece il Sentiero dei contrabbandieri che, qualche metro prima dello slargo, si stacca a sinistra (segnalazioni) e sul quale ci alziamo gradualmente nel bosco.

L’ardito tracciato deve la sua denominazione alle attività illecite che si svolgevano, in tempi passati, tra l'Italia e l'Impero austro-ungarico; il contrabbando era soprattutto concentrato in zucchero e tabacchi dall'Austria verso l'Italia; l’attuale agibilità è stata resa possibile dal “Gruppo Sentieri Attrezzati” di Idro che l’ha dotato di cavi metallici fissi nei punti critici e che provvede puntualmente anche alla manutenzione.

In questo tratto noteremo una freccia, posta sul lato sinistro del percorso, che segnala le incisioni scolpite nella roccia (una croce e l’anno 1753) indicanti l’antico confine italiano con l’impero austro-ungarico e, attualmente, il confine bresciano con il Trentino.

Poco più avanti, quando il percorso si fa pressoché pianeggiante, ha inizio la parte più delicata dell’intera escursione in quanto, benché la traccia mantenga dimensioni di tutto rispetto, si attraversano diversi scivoli ghiaiosi ove è d’uopo affidarsi alle funi corrimano alle quali, se si ritiene opportuno, ci si può assicurare mediante cordino e moschettone; ai canaloni, che sprofondano direttamente nelle acque cupe del lago, si alternano porzioni molto esposte sulle quali è vietato distrarsi anche perché l’esposizione è parzialmente mascherata dalla presenza della vegetazione aggrappata alla verticale parete rocciosa; morale della favola, se desideriamo guardarci intorno distogliendo lo sguardo da dove mettiamo i piedi, prima fermiamoci.

Benché la boscaglia sia avara di aperture, gli scorci sullo specchio lacustre saranno perciò ancora più gratificanti a cominciare dalla vista sulla parte alta del lago godibile da un pulpito erboso poco discosto dal sentiero (segnalazione); procedendo con leggere ondulazioni, siamo al bivio per il Sentiero dei tralicci che si stacca a sinistra (ore 0,20-3,40).

VARIANTE

La variante rappresenta un’alternativa per il rientro e segue appunto i tralicci dell’elettrodotto ad alta tensione il quale raggiunge il punto più alto a 720 m (ore 0,45). In primavera il sito costituisce un ottimo punto d’osservazione per gli spettacolari corteggiamenti dei nibbi bruni che nidificano sulle strapiombanti pareti sottostanti. Una ripida discesa ci riporta sul sentiero per il Monte Calva e quindi a Vesta (ore 0.30).

Ignorando la variante, procediamo in piano inoltrandoci nel bosco d'alto fusto cosparso da svariati esemplari di Tasso (Taxus baccata); sfiorate un paio di "aial" (aie carbonili) e un secondo punto panoramico segnalato, ci abbassiamo leggermente ad una nuova biforcazione (frecce) (ore 0,20-4) il cui ramo di destra  scende in località “Prato della fame”; si continua in quota sul “Sentiero dei contrabbandieri”, che gradualmente si è discostato dallo strapiombo.

Riguadagnando quota, sfioriamo un notevole ceppo di castagni e, poco dopo, la fitta boscaglia si apre in corrispondenza di una comoda panchina e di un grosso masso erratico arrotondato il quale, come da un pulpito, ci offre una stupenda veduta sul basso lago con l'ormai vicina Vesta; dove la vegetazione si dirada, spiccano dal verde la Limonella (Dictamnus albus) e la Ginestra spinosa (Genista germanica). Ancora pochi minuti di cammino poi ci immettiamo dapprima sul “Sentiero dei tralicci”, quindi intersechiamo il sentiero della Calva, percorso all’andata, che in breve ci riconduce a Vesta (ore 0,15-4,15).

 

 




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