Vesta – F.li Berard – Bocca Cocca (postazioni militari) – M.ga Piombino – Piazze – Paröle - Vesta
Tempi di percorrenza : ore 5 (5,30 compresa la visita alla postazione militare)
Dislivello in salita : 1220 m
Difficoltà : EE
Segnaletica : da Vesta ai F.li Berard, sul Sentiero della Calva non segnato ma evidente
dai F.li Berard a Bocca Cocca strisce bianco rosse
Da Bocca Cocca al bivio col 456, segnavia 478
Dal bivio col 478 a Vesta, segnavia 456 e 454
Come arrivare alla
partenza : Alla Pieve d’Idro, lasciamo la statale 237 del Càffaro e deviamo per Capovalle; attraversiamo la frazione Lemprato oltrepassata la quale svoltiamo a sinistra per Crone, Vantone e Vesta, villaggio turistico, che raggiungiamo in circa 7 Km dalla Pieve. Appena varcato il ponte sull’omonimo rio si apre a destra una piazzola per parcheggiare, dove è situato il paletto con le frecce indicatrici.
Lunga ed interessante escursione per i contenuti storici e paesaggistici che la compongono; in primo piano è senz’altro la Valle di Piombino, selvaggia ed incontaminata, che contorniamo nella sua parte più alta e di cui ammireremo gli impervi valloni che sprofondano nel lago
Lasciamo la piazzola sulle segnalazioni del “Sentiero della Calva” il quale, costeggiando alcune villette si dirige verso l’imboccatura della valle; in una decina di minuti siamo ad un bivio (paletto) dove teniamo la destra. Il sentiero si impenna bruscamente e manterrà una sensibile pendenza fino ai F.li Berard; alternando lunghe diagonali a più ravvicinati tornanti si procede con una certa monotonia per il fatto che la fitta boscaglia priva di aperture, tranne che nei periodi invernali, ci permette rare vedute panoramiche.
Gradualmente ci riportiamo sulla verticale di Vesta e, a quota 670 m circa, il sentiero si affaccia, per breve tratto, sul ciglio della valle; abbandonato sulla destra un sentiero secondario, seguiamo la marcata traccia principale che, con altre numerose curve e senza tregua, si inoltra nel bosco d'alto fusto.
Sbuchiamo infine nel prato del fienile Berard (1050 m, ore 1,30) nei pressi di una baracca in lamiera verniciata; altre due casette punteggiano il vasto pendio erboso.
Si prosegue ora su una stradina la quale, in pochi passi, porta sulla sterrata che sale dalle case di Ola presso Bondone; la seguiamo a destra in moderata pendenza transitando al limite superiore del prato: davvero suggestivo il panorama sul basso lago, i paesi sulle sue sponde e le montagne che lo racchiudono. Poco oltre si scavalca uno sperone e si scollina: innalzandoci nel bosco per una trentina di metri segnaliamo la presenza del cippo di confine n° 8 riportante scolpito l’anno 1753 ad indicare la data in cui fu posto, assieme a tanti altri, per volontà di Maria Teresa d’Austria e della Repubblica di Venezia allo scopo di risolvere contese di confine.
Contorniamo il M. Calva e passiamo accanto ad un capanno da caccia posto su una sella erbosa che ci concede una veduta verso Nord; poco oltre, alzando lo sguardo alla nostra sinistra, è ben visibile il termine confinario n° 9. La sterrata termina, si fa mulattiera e taglia le pendici rocciose del M. Bezplel, fra incomparabili visioni del basso lago e della sottostante Valle di Piombino; indichiamo la posizione di un terzo termine, il n° 10, situato all’estremità di un evidente sperone che si protende a destra verso il lago.
La piacevole ascesa ci conduce nei pressi di Bocca Cocca e precisamente in corrispondenza del primo tornante a sinistra (1275 m, ore 1-2,30) dal quale si stacca a destra il sentiero per la malga Piombino segnalato da frecce indicanti Malga Piombino (e Piazze che non è riportato) e segnavia 478 sul quale continua l’escursione.
ESTENSIONE
Dal tornante, in circa mezz’ora, si può far visita al valico che collega la Val Sabbia alla Valvestino; inoltre, sulla cresta dal lato Sud del passo, sorge un ex roccolo e più oltre una panoramicissima postazione di guerra utilizzata dagli austro-ungarici, probabilmente già da fine ottocento, per presidiare i confini. Fu infatti in seguito all’episodio di Bezzecca nel 1866 che gli Asburgo furono indotti a fortificare i confini, allorchè Garibaldi riuscì a penetrare in territorio trentino liberando la Valvestino e raggiungendo il lago di Ledro; con l’avvenuto armistizio di Cormons Garibaldi ricevette l’ordine di ritirarsi da tutti i territori occupati nel Tirolo, ordine a cui rispose col famoso “Obbedisco”. Fin dai primi giorni della Grande Guerra il presidio dell’importante valico fu occupato dalle truppe italiane.
Per visitare il manufatto bellico discendere per pochi metri la forestale per Moèrna fino al bivio con la stradina di accesso alla postazione di caccia soprastante; al bivio è posto un paletto con le segnalazioni indicanti postazioni militari austro-ungariche.
Saliamo quindi a destra fino in prossimità di spartane costruzioni appena prima delle quali deviamo a sinistra su tracce di sentiero il quale, invertendo la rotta, cioè allontanandosi dal roccolo, taglia a mezza costa il pendio e porta ad una piccola costruzione squadrata; salire in cresta dove la traccia continua ora di nuovo in direzione del roccolo e, oltrepassata una galleria, conduce alla postazione, in una posizione strategica e con una vista straordinaria: verso ovest, si ha una veduta d’insieme della Valle di Piombino che, restringendosi, sprofonda nel lago; sullo sfondo da sinistra: la Corna Zeno, la Cima Meghé, la Corna Blacca, il Dosso Alto ed il Maniva. All'estrema destra emerge da altre montagne la sommità del Cornone di Blumone; verso est, gli altopiani prativi della Valvestino coi monti Tombéa e Caplone, sullo sfondo il M. Baldo.
Al tornante (da cui si può far ritorno sul percorso d’andata) ci caliamo dunque verso l’ormai diruta M.ga Piombino (1102 m, ore 0,15-2,45) di cui intravediamo il rudere poco sotto il sentiero, in una radura ormai quasi completamente invasa dalla vegetazione dopo che nel 2001 il sito era stato fatto oggetto di recupero nell’ambito del progetto di Riqualificazione della biocenosi in Valvestino Corno della Marogna; la radura, ripulita da vegetazione invasiva, era stata riportata pressoché alle dimensioni dei tempi in cui veniva sfruttata a pascolo .
Sul sentiero il paletto con la freccia per Piazze ci indica la meta della nostra prossima destinazione; inizialmente in moderata salita e superati un paio di tornanti si aggira la dorsale Nord-Ovest che si diparte dal M. Stino e si entra in una valletta secondaria che contorniamo salendo gradualmente fino a circa 1235 m di quota.
Valicato uno sperone erboso siamo in breve alla confluenza nella ex mulattiera militare (segnavia 456) proveniente, da sinistra, dal M. Stino (1230 m, ore 0,50-3,35); la seguiamo in discesa verso Piazze-Paröle intersecando ben presto il bivio col 455 per Mandoal-Capovalle: siamo in località Piazze (1028 m, ore 0,15-3,50) ove possiamo concederci una meritata sosta.
Il segnavia cambia in 454 e, svoltando a destra, intraprendiamo la lunga discesa in un interminabile susseguirsi di strette curve confortati costantemente dalle vedute sul sottostante lago e dalle particolari fioriture primaverili che allignano sui pinnacoli adornati fino alla sommità dai pini silvestri; siamo sulla ex mulattiera militare che si percorre in salita con l’itinerario n° 4; alla fine di un traverso a sinistra, superiamo la confluenza del 455 da Mandoal (450 m, ore 1-4,35) quindi la mulattiera termina in prossimità di un cancello dove inizia una cementata che sbocca sulla strada asfaltata per Vesta. Una breve camminata verso destra ci riporta al punto di partenza (ore 0,25-5).